Qualche tempo fa ho pubblicato un articolo dove parlavo di Solution Focus Therapy e in quella sede ti invitavo a continuare a leggermi nelle settimane successive, perché avrei pubblicato un articolo con le evidenze scientifiche che avrebbero spiegato le motivazioni per cui ottenere i cambiamenti passo passo, avrebbe consolidato benefici e soluzioni nel lungo termine.
“Piccoli passi, grandi cambiamenti” è infatti uno degli assunti principali dell’approccio e nell’articolo spiego come la Solution Focused Therapy trova il suo fondamento nelle Teorie dell’autodeterminazione e dell’autorealizzazione.
I cambiamenti fanno paura
I cambiamenti intimidiscono, e questa reazione naturale è inevitabile sia nel caso di mutamenti apparentemente insignificanti, come entrare in una nuovo edificio, sia in quello di eventi di portata maggiore, come la nascita di un figlio, un trasloco, un cambio di lavoro.
La paura del cambiamento è fisiologicamente radicata nel nostro cervello e, quando prende il sopravvento, può ostacolare la creatività, l’azione e la realizzazione personale.
Dal punto di vista dell’evoluzione, il cervello è l’organo più particolare del corpo umano.
Tutti gli altri: il cuore, il fegato, l’intestino ecc., si sono sviluppati al punto di rimanere praticamente invariati nel corso delle ere dell’evoluzione umana, mentre il cervello ha potuto e può espandersi.
Il cervello e il cambiamento (introduzione necessaria)
Il cervello, negli ultimi milioni di anni ha continuato ad evolversi e a cambiare al punto che oggi ci ritroviamo con tre cervelli separati,
Uno degli obiettivi degli esseri umani è trovare un equilibrio fra i tre cervelli al fine di evitare disturbi fisici e psichici.
Alla base del cervello si trova il tronco encefalico, che risale a cinquecento milioni di anni fa ed è definito «cervello rettiliano» (in effetti, ha la forma del cervello del coccodrillo).
È questa parte a svegliarci la mattina, a farci addormentare la sera e a farci battere il cuore.
Sopra il tronco encefalico si trova il sistema limbico, noto anche come «cervello mammaliano» o cervello limbico.
È il cervello che, da circa trecento milioni di anni, tutti i mammiferi, in una forma o in un’altra, possiedono.
Il sistema limbico regola la temperatura corporea, è sede delle emozioni e governa la reazione di attacco o di fuga che ci permette di sopravvivere in caso di pericolo.
La terza parte del cervello è la corteccia cerebrale, che iniziò a svilupparsi circa cento milioni di anni fa, avvolge il resto del cervello ed è responsabile del miracolo dell’esistenza umana e dell’intelligenza.
La civiltà, l’arte, la scienza e la musica hanno tutte sede nella corteccia cerebrale.
È lì che si formano i pensieri razionali e gli impulsi creativi.
Come fare cambiamenti significativi
Quando vogliamo innescare un cambiamento o dare avvio a un processo creativo, dobbiamo usare la corteccia cerebrale.
Tuttavia, questo meraviglioso sistema tripartito non funziona sempre come vorremmo.
Se hai già lavorato con me, avrai sentito più volte pronunciare la frase: “il cervello non è poi così intelligente!”.
Per esempio, razionalmente diciamo a noi stessi che dobbiamo dimagrire, ma poi divoriamo un intero sacchetto di patatine in un colpo solo; oppure ci mettiamo l’obiettivo di preparare una presentazione creativa per un nuovo progetto, e più ce lo diciamo e più ci troviamo a perdere dei quarti d’ora sul divano a scrollare lo schermo dello smartphone.
La verità è che quando vogliamo cambiare ci sentiamo bloccati.
E più desideriamo quel cambiamento, o più quel cambiamento è necessario, più ci blocchiamo.
Quando questo accade, è indubbio che la responsabilità sia tutta nostra.
Noi siamo esseri complessi che necessitiamo di integrazione nelle parti, e le parti a cui sono dovuti questo tipo di blocchi si trovano nel sistema limbico.
È lì infatti che si trova l’amigdala, una struttura fondamentale per la sopravvivenza.
L’amigdala è un nucleo nervoso a forma di mandorla che attribuisce significato emotivo a informazioni di stimoli provenienti dal mondo esterno. Controlla la reazione di attacco o di fuga, un meccanismo di allarme che condividiamo con tutti gli altri mammiferi e la cui funzione è attivare determinate parti dell’organismo di fronte a un pericolo immediato.
La reazione di attacco o fuga è istintiva ed ha un’unica funzione: ci salva la vita!
Se qualcuno sta per aggredirci, il cervello non ha tempo da perdere valutando il problema in maniera razionale, quindi arresta tutte le funzioni non essenziali, come la digestione, il desiderio sessuale e i processi di pensiero, e mette direttamente in azione il corpo.
Migliaia di anni fa, come uomini primitivi, tale meccanismo ci tornava utile ogni volta che ci mettevamo in pericolo allontanandoci da quanto ci era familiare e sicuro.
Oggi, però, il vero problema dell’amigdala e della reazione di attacco o di fuga è che il campanello d’allarme suona ogni volta che vogliamo uscire dalla solita e sicura routine.
Il cervello è strutturato in modo tale che qualsiasi novità, opportunità o desiderio scateni un certo livello di paura.
Di conseguenza, Il principio alla base che andremo ad approfondire è che per combattere la paura e favorire dei cambiamenti significativi, dobbiamo coccolare la amigdala (O meglio, le amigdale, perchè sono due, una per ogni emisfero cerebrale).
Come combattere la paura
Che la novità sia un cambio di lavoro o la conoscenza di una persona nuova, l’amigdala mette in allerta determinate parti del corpo preparandole ad agire e limita, o addirittura blocca del tutto, l’accesso alla corteccia cerebrale, cioè la parte del cervello che pensa e ci fa strutturare azioni razionalmente governando al meglio tutta la parte emotiva.
Quella novità ci farà provare una serie di paure e come tutti sappiamo la paura “blocca”, ci porta ad un immobilismo proprio perché l’accesso alla corteccia pre-frontale è limitato.
È vero che non è per tutti così ed è una questione di allenamento,
Alcuni fortunati sono capaci di aggirare il problema trasformando la paura in un’altra emozione: l’entusiasmo o il senso di sfida.
Più l’impresa è ardua e più sono elettrizzati e produttivi.
Sicuramente anche a voi sarà capitato di conoscere qualcuno con questa caratteristica: sono persone che amano le sfide e le affrontano di petto.
Ma per la maggior parte delle Persone i grandi obiettivi fanno paura.
Esattamente come succedeva ai nostri antenati primitivi, il cervello limita l’accesso alla corteccia cerebrale per indurci a scappare davanti al pericolo, solo che oggi quello che noi percepiamo come pericolo è rappresentato da un cambiamento: un cambio di lavoro, un qualsiasi momento importante, un evento chiamato «esame», da una dieta dimagrante da seguire, la ricerca di un partner o la realizzazione di un obiettivo.
È davvero paradossale, se ci pensi, che il nostro cervello sia così stupido, perché ci inibisce la creatività e l’azione risoluta proprio quando ne abbiamo maggiormente bisogno!
Ma non tutto è perduto! Sono sicuro che già avere queste informazioni potrà tornarti molto utile.
Continua a leggere perché ho una buona notizia in più per Te.
È possibile aggirare l’ostacolo!
Intelligenza, cuore e cervello
Ricorda sempre che tu sei più intelligente del tuo cervello e del tuo cuore, ed hai una parte che va oltre la materia che riguarda l’inconscio e lo spirito.
Quando metti insieme cuore, cervello, inconscio e spirito oltre ad un’accurata osservazione oggettiva (che è quella attività difficilissima che prevede la sospensione del giudizio) riuscirai ad elaborare strategie per affrontare al meglio desideri, bisogni ed obiettivi.
Facendo quelle cose scritte qui sopra, e non ti dico che sia facile ma ti assicuro che è possibile, riuscirai ad intervenire sul tuo funzionamento neurobiologico avvicinando l’obiettivo da perseguire.
Alcuni lo chiamano biohacking, altri mindshift, altri parlano di intervenire sul mindset.
Si tratta di di integrare i vari aspetti di sé, spirituali, psicologici e biologici, attraverso pensieri e comportamenti, al fine di focalizzarsi e conseguire obiettivi e risultati desiderati, ma farlo in modo estremamente comodo e gratificante, costruendo l’obiettivo e dividendolo in “pacchetti di lavoro” comodi al punto da apprezzarne il risultato azione dopo azione.
Il cambiamento che funziona
Possiamo schematizzare quanto detto finora così:
Cambiamento importante > innesca la paura invalidante > l’amigdala limita l’acccesso alla corteccia pre-frontale (area deputata a ragionamento e decisioni) > probabilità ALTA di errore o fallimento.
Piccolo cambiamento > non innesca la paura o innesca solo la paura adattiva (quella che “muove verso qualcosa” > l’amigdala non si attiva al punto da limitare la corteccia pre-frontale > probabilità ALTA di successo.
Diventa necessario attivare una riduzione massima dell’obiettivo, ovvero dividendolo in piccoli passi (o pezzi) crea una sorta di sotterfugio per ovviare il funzionamento del cervello.
Spesso anziché cercare di capire il perché non riusciamo ad attivare quel dato cambiamento, o il perché abbiamo paura di una determinata cosa o situazione è più utile impiegare la modalità di costruzione dell’obiettivo comodo e mettersi nella direzione desiderata.
Gli obiettivi limitati e facilmente raggiungibili, come fare due minuti di esercizio fisico ogni mattina in un contesto dove non si riesce a prendere la decisione di andare in palestra, permette di bypassare “furtivamente” l’amigdala, lasciando che riposi e impedendole di far scattare campanelli d’allarme.
Proseguendo con i piccoli passi, la corteccia si mette al lavoro e il cervello inizia a progettare il processo cognitivo per ottenere il cambiamento auspicato, creando concretamente nuove connessioni neuronali e abitudini diverse vedrete che, faranno calare le nostre resistenze.
I cambiamenti che un tempo ci intimidivano cominceranno ad apparire più alla portata. E ci sarà più facile andare verso lo scopo desiderato.
Piccoli passi, salti giganti.
Quei piccoli passi innescano il meccanismo cerebrale che ci gratifica e ci fa godere di quello che Skinner e tutti i comportamentisti chiamano “rinforzo positivo”, ovvero quell’azione che attraverso l’emozione positiva della gratificazione per le piccole cose, aiuta a sconfiggere il timore del cambiamento in modi alternativi.
Quando si ha paura, il cervello, per come è programmato, ci induce ad attaccare o a fuggire, che non sono sempre le soluzioni più pratiche.
Se avete sempre sognato di diventare bravissimi a sviluppare una competenza, per esempio, è altamente probabile che non raggiungerete il vostro obiettivo iscrivendovi ad un corso che vi insegna tutto su quella competenza.
É altamente più probabile che impariamo molto di più da delle microsessioni con “chunk” (per citare Noam Chomsky) limitati e circoscritti a quel pezzo di apprendimento di cui il cervello necessita.
Le azioni limitate, infatti, soddisfano l’esigenza del cervello di fare qualcosa e ne placano l’ansia.
Man mano che il senso di allarme si affievolisce, la corteccia cerebrale si riattiva, lo sblocco avviene. Proprio in questo modo, quasi impercettibile, attraverso “piccoli“ passi, che fanno fare salti giganti!
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Dott. Davide Etzi
Psicologo, Psicoeconomista, Executive Coach e Terapeuta [www.davideetzi.it]
Consulente in management e sviluppo delle Persone nelle Organizzazioni [www.humanev.com]
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