Autorealizzazione e gestione dello stress

Tabella dei Contenuti

Lo stress, o meglio detto “la risposta allo stress“, rappresenta la reazione naturale sia mentale che fisica di fronte a un problema o a una situazione minacciosa.

Quando ci troviamo di fronte a una difficoltà, il nostro corpo si prepara all’azione aumentando la pressione sanguigna, accelerando il battito cardiaco e rilasciando gli ormoni che comunicano l’allarme: “Preparati a reagire!”

Dal punto di vista psicologico, quando siamo “sotto stress”, la nostra mente si prepara ad affrontare il problema migliorando le nostre capacità di attenzione e concentrazione. Le emozioni predominanti, come paura e rabbia, ci mettono in uno stato di tensione che ci tiene all’erta, spingendoci a risolvere il problema.

Queste reazioni mentali e fisiche sono utili per rimanere vigili e pronti a agire per un certo periodo di tempo.

Questa risposta allo stress è una caratteristica biologica intrinseca della natura umana, come lo è per altre specie animali.

Lo stress serve

Aiuta noi esseri umani e gli altri animali a adattarci all’ambiente, affrontando rapidamente le situazioni minacciose.

Sia per l’uomo delle epoche passate che per quello moderno, la risposta allo stress è fondamentalmente simile dal punto di vista fisico e mentale.

Questo significa che l’uomo delle caverne, quando si trovava di fronte a un orso, aveva una reazione di stress simile a quella che proviamo oggi quando affrontiamo problemi economici, lavorativi, o relazionali.

Qui sorge un problema, poiché la risposta allo stress è stata sviluppata dalla madre natura per far fronte a situazioni minacciose di breve durata, come affrontare un orso, una tempesta o uno scontro con un gruppo avversario.

Tuttavia, l’uomo moderno si trova spesso a dover affrontare situazioni stressanti che si protraggono nel tempo.


Le situazioni pericolose affrontate dall’uomo dell’era paleolitica erano solitamente di breve durata, durando qualche ora o al massimo alcuni giorni.

Al contrario, le fonti di stress dell’uomo moderno tendono ad essere a lungo termine: ad esempio, le preoccupazioni per il pagamento del mutuo, la gestione di malattie croniche (cosa non comune nei nostri antenati paleolitici che vivevano in media 35 anni e non avevano patologie come diabete o cardiopatie che durano decenni), lo stato continuo di disoccupazione o precarietà lavorativa, così come gli oneri fiscali e altre sfide simili.

Di conseguenza, l’uomo contemporaneo tende ad affrontare situazioni di stress costante che nel tempo possono avere effetti negativi sulla sua salute sia fisica che mentale.

Autorealizzazione e Qualità della vita

Immettersi in un percorso che prevede l’autorealizzazione richiede azioni su diversi fronti nel lungo periodo.

E questo coinvolge vari aspetti della vita.

Innanzitutto, è fondamentale prendersi cura della salute fisica attraverso un’alimentazione adeguata, un equilibrato livello di attività fisica e un adeguato riposo.

La salute mentale è altrettanto importante, affinché la sfera mentale ed emotiva rimanga il più ordinata e tranquilla possibile.

In aggiunta, è essenziale gestire in modo efficace le fonti di stress provenienti dall’esterno, come relazioni personali, lavoro, aspetti finanziari, genitorialità e le tensioni sociali dell’ambiente circostante.

Le tre dimensioni da considerare sono:

  1. La dimensione fisica: comprende il nostro corpo e le sue esigenze.
  1. La dimensione psicologica: coinvolge il funzionamento mentale ed emotivo, basato su esperienze passate sia positive che negative.
  1. La dimensione ambientale: tutto ciò proveniente dall’esterno che può causarci disagio.

La malattia, sia fisica che psicologica, emerge quando c’è un eccessivo squilibrio in una o più di queste dimensioni.

Cosa provoca lo stress

Da un lato abbiamo reazioni psico-fisiche ad una situazione problematica, ossia le “reazioni di stress” (ad esempio, la condizione di tensione emotiva e fisica subito dopo un incidente automobilistico).

Da un altro abbiamo gli “Stressors“, ovvero gli stimoli dal quale lo stress arriva, che consistono nelle situazioni problematiche vere e proprie.

Di conseguenza, esistono due tipi di strategie per gestire al meglio lo stress:

Le strategie focalizzate sulle “reazioni di stress”, che mirano a ridurre la fatica emotiva e fisica che derivano dal dover affrontare un problema.

Le strategie focalizzate sugli “stressors” , che mirano a intervenire direttamente sulle cause dei problemi al fine di eliminarle o di ridurle.

Come gestire lo stress

Gestire gli Stressors non sempre è possibile perché talvolta le situazioni esterne non possono essere cambiate, almeno nel breve o nel medio periodo.

Ad esempio, possono essere necessari molti anni per estinguere un mutuo, oppure può non essere possibile allontanarsi da un collega di lavoro che ci dà sui nervi.

In questi casi – quando lo stress è inevitabile – è utile imparare alcune strategie finalizzate a ridurre l’impatto degli Stressors, in modo che non risulti soverchiante.

Le strategie focalizzate sulla gestione degli Stressors mirano a ridurre le componenti psicologiche e fisiologiche dello stress e sono – fortunatamente – molteplici.

Ciascuno ha la possibilità di individuare la strategia che meglio funzioni per sé:

Meditazione. La pratica della meditazione permette di sviluppare la capacità di essere presenti a se stessi, di osservare i propri pensieri e le proprie emozioni senza farsi coinvolgere e senza credere alle preoccupazioni eccessive e ai pensieri catastrofici che accompagnano gli Stressors e che spesso sono incontrollate. In questo modo il meditante riesce a valutare con distacco la propria situazione e a scegliere una risposta utile.

Esercizio fisico. Camminare, fare jogging, tagliare la legna, praticare yoga, ogni attività fisica se fatta con presenza mentale permette di scaricare le tensioni fisiche e di prendere un momento di riposo mentale: il corpo si muove, i muscoli lavorano, mentre la psiche si ricarica. L’esercizio fisico può essere un modo molto efficace rapido ed economico per gestire lo stress quanto questo è eccessivo.

Ristrutturazione cognitiva. In ogni situazione problematica ci sono sempre degli aspetti positivi nascosti. Ristrutturare un problema non significa “prendersi in giro” negandone gli aspetti faticosi, piuttosto significa sforzarsi di vederne i vantaggi (grandi o piccoli che siano) in modo da mantenersi motivati e attivi.

Darsi piacere. Coltivare il proprio hobby, telefonare ad un amico, giocare ad un videogioco, guardare la televisione, fare volontariato, ascoltare della musica, leggere un libro e così via. Ogni persona ha i propri modi di darsi piacere. Nei momenti di stress, quando la vita sembra essere una fatica continua, è importante, anche solo per qualche minuto, coltivare intenzionalmente dei momenti di piacere.

L’utilità di queste strategie consiste nell’aiutarci a tenere sotto controllo il proprio livello di reazione allo stress mentre è attiva e impegnata nell’affrontare i propri problemi.

Pratiche errate nella gestione dello stress

Bisogna prestare estrema attenzione al cattivo utilizzo di queste strategie.

É abbastanza comune infatti che si scambi il mezzo per il fine e si utilizzino le strategie come fini a sé stesse, smettendo di impegnarsi per risolvere i propri problemi.

Ad esempio, una persona frustrata dal fatto di non avere relazioni intime e significative potrebbe gettarsi anima e corpo nella pratica della meditazione o di uno sport, trascurando di affrontare il vero problema: la sua condizione di isolamento relazionale.

Oppure potrebbe continuare ad isolarsi ridefinendo cognitivamente la propria situazione: “Meglio così, mi godo la mia libertà e poi gli uomini/le donne sono tutti/e uguali …”.

Oppure potrebbe dimenticare i propri bisogni dandosi piacere a oltranza, magari stordendosi con i videogiochi, con l’alcol, con la lettura dei romanzi e così via.

Il rischio è dunque quello di alienarsi da sé, ossia di trascurare i propri bisogni autentici e di attaccarsi ad una strategia di gestione dello stress, invece di utilizzare tale strategia per sostenersi mentre si affrontano le difficoltà.

Quando lo stress non può essere eliminato

Eliminare uno “stressor”, ossia rimuovere la causa dello stress (ad esempio, lasciare un lavoro frustrante, porre fine ad una relazione di coppia deleteria, etc.) produce una immediata e ovvia riduzione di stress.

Nei casi in cui eliminare la causa dello stress non fosse possibile, potrebbe essere invece utile gestire lo “stressor” allo scopo di ridurne l’impatto.

Come gestire lo stress al lavoro

Nel lavoro. Nella società in cui viviamo la dimensione lavorativa è spesso accompagnata da una condizione di “stress cronico”.

Orari lunghi, responsabilità, relazioni conflittuali con i colleghi, mansioni faticose o complesse rendono lo svolgimento del lavoro impegnativo e stressante nel lungo periodo.

Se non è possibile cambiare lavoro, può essere utile ridurre la potenza degli “stressor” lavorativi.

Talvolta le persone si sentono stressate sul lavoro quando hanno l’impressione di non riuscire a svolgere le proprie mansioni in modo adeguato.

Prese dall’ansia di far bene, si disperdono in mille attività inconcludenti.

In questo caso, è fondamentale imparare ad organizzare il proprio lavoro individuando le priorità tra i diversi compiti da svolgere.

Potrebbe essere una buona idea redigere quotidianamente una lista dei compiti ordinata secondo le priorità, suddividendo i compiti tra quelli imprescindibili, quelli molto importanti, quelli importanti e quelli opzionali.

Altre volte il lavoro è “fonte di stress” se la persona non sa bene quali siano le proprie mansioni, magari perché sin dall’inizio non sono state ben definite, oppure se la persona non ha ricevuto una adeguata formazione.

In questi casi è importante utilizzare la propria assertività per chiedere in modo rispettoso (non si vuole creare ulteriore stress innescando conflitti non necessari) dei chiarimenti al capo o al responsabile.

Un’altra importante strategia per gestire lo stress lavorativo consiste nel imparare a monitorare i propri schemi mentali “catastrofisti”.

Questa strategia è particolarmente importante se siete il tipo di persona che al lavoro continua ad avere gli stessi pensieri ansiosi e improduttivi.

“Che fatica! Chissà se ce la farò … il collega è più bravo di me e sarà premiato. Invece io verrò richiamato … Questo turno di lavoro non finisce mai!”. “Ma quando arriva il week end”, etc.

Per arginare questa “fonte di stress” interna, occorre addestrarsi ad accorgersi e a prevenire tali schemi mentali.

É utile anche coltivare intenzionalmente la soddisfazione proveniente dall’attività lavorativa.

Se la natura del lavoro che si svolge non è tale da fornire gratificazioni o riconoscimenti positivi, è importante imparare a darseli da sé (ad esempio, premiandosi con un week-end di svago dopo un mese di duro lavoro), oppure trovare delle persone amiche capaci di ascoltarci e di fornirci tali riconoscimenti positivi.

Come gestire lo stress per problemi economici

Di questi tempi le difficoltà economiche sono diffusamente avvertite e molti possono essere tentati di risolverle assumendo dei debiti senza però aver chiaro come poterli estinguere.

Quella che lì per lì può apparire come una via di uscita, in realtà aggrava la situazione finanziaria, perché il debito continua ad aumentare sempre di più, così come lo stress.

Un’utile strategia “anti-stress” consiste dunque nell’imparare a distinguere tra le spese necessarie (per cui è ragionevole contrarre un debito) e le spese superflue.

E ovviamente, va valutata anche la possibilità di saldare in futuro tale debito in base alle capacità economiche attuali.

Se si è “sotto stress” per motivi economici, probabilmente si è convinti che la soluzione del problema consista nel guadagnare di più, ma questo probabilmente porterà solamente ad ulteriore stress.

Diversamente, potrebbe essere utile imparare a vivere con meno, il che non significa necessariamente vivere in modo austero, quanto piuttosto riflettere sulle proprie spese e ragionare sul concetto di “abbastanza”

Spendere in modo intelligente e attivare percorsi di educazione finanziaria ed economia comportamentale

La Psicoeconomia o economia comportamentale sembra essere il naturale antidoto a quell’atteggiamento diffuso oggi per il quale le persone, non importa quanto guadagnino, sembrano riuscire a spendere sempre più di quanto percepiscono.

Se si è in “stress economico-finanziario” assumere dei comportamenti parsimoniosi qui e là, senza un’efficace pianificazione, può non essere sufficiente.

Più che compiere sporadici atti di morigeratezza, è importante redigere un vero e proprio “bilancio di spesa personale” che, redatto almeno una volta al mese, possa aiutare a valutare la propria situazione finanziaria e a apportare, dati alla mano, i necessari aggiustamenti.

Naturalmente questi accorgimenti richiedono impegno e tempo, ma sono fondamentali se si desidera assumere il controllo della propria dimensione economica e ridurre la quantità di “stress finanziario”.

Come gestire ll stress per relazioni problematiche

Non è raro che le relazioni creino dello stress nelle nostre vite, ma, è anche vero che le relazioni non possono essere evitate, in particolare se sei una persona adulta e agisci in alcuni contesti professionali e sociali.

Le relazioni col proprio manager o direttore, col proprio capo, come con un collega fastidioso, un parente, un amico o un conoscente particolarmente “pesante”, possono essere causa di fortissimo stress.

Queste persone non sono “sbagliate” di per sé, ma, piuttosto, sono in grado di toccare con il loro comportamento, le loro parole, i loro atteggiamenti, con la sola loro presenza, i nostri “punti sensibili”.

Fanno scattare in noi delle reazioni negative indesiderate di rabbia, di paura, di risentimento, di invidia e così via.

Come prima cosa è necessario accettare l’esistenza e la realtà di tali persone.

Occorre accettare che sono quello che sono, che non sono per forza “sbagliate” (e noi “giusti”).

Di conseguenza, bisogna assumersi la responsabilità personale di imparare a gestire tali individui in modo che siano il meno “molesti” e dannosi possibile.

Tentare di cambiare gli altri è spesso inutile. Si rischia solo di coinvolgersi in orribili discussioni senza fine o, peggio, in litigi sterili e dolorosi. Ma possiamo cambiare noi.

Preso atto di ciò, sarà consigliabile evitare argomenti di conversazione che possano innescare delle discussioni, quali ad esempio: la religione, la politica, le relazioni intime o qualsiasi argomento possa innescare conflittualità, attrito e stress a seconda del nostro interlocutore.

Se è la persona “difficile” ad attaccare bottone su uno di questi temi e si vede già dove andrà a parare la conversazione, sarà meglio cambiare argomento o trovare un pretesto per allontanarsi.

A volte, ma non sempre, dipende sempre dal nostro interlocutore, può essere utile confrontarsi in modo assertivo con la persona “difficile” al fine di esprimere i propri bisogni (senza divenire arroganti).

I conflitti possono essere affrontati in modo costruttivo, se si sa come fare e se l’interlocutore ha anche solo una minima disponibilità a mettersi in discussione (come noi).

Talvolta vale la pena di provare ad asserirsi. In caso di successo, verranno stabiliti nuovi e più sani confini tra le persone. E ciò si tradurrà in un minor numero di conflitti e, naturalmente, in minor stress.

Come gestire lo stress trasformando i problemi in sfide

É la nostra risposta allo stress che ci fa definire l’intensità dello stressor (lo stimolo che ci provoca stress)

Ci prepara fisicamente e mentalmente ad affrontare le sfide. Tuttavia, lo stress può svolgere un ruolo positivo quando è moderato e di breve durata, aiutandoci a superare le situazioni difficili che incontriamo nella vita.

Se lo stress porta energia, entusiasmo e positività, può essere vantaggioso per il nostro benessere complessivo. Esiste quindi una forma positiva, vitale e necessaria di stress è chiamata “eustress”.

Esempi di eustress includono l’entusiasmo di chi intaprende un percorso di evoluzione e autorealizzazione, di un imprenditore che avvia un’azienda, di unə professionista che viene promosso, l’attesa di un primo appuntamento, o l’adrenalina di uno sportivo.

Anche l’emozione che proviamo quando affrontiamo sfide costruttive o intraprendenti rientra in questa categoria.

Senza eustress nelle nostre vite, potremmo sperimentare noia o addirittura depressione, mancando di motivazioni per iniziare la giornata.

L’eustress contribuisce al nostro benessere e ci aiuta a rimanere felici.

La differenza chiave tra eustress e distress (lo stress negativo) risiede nella nostra percezione della “fonte dello stress”.

Nel caso del eustress, vediamo la fonte come una “sfida”. Nel caso del distress, la vediamo come una “minaccia” o un “problema”

Per questo motivo, è fondamentale adottare un atteggiamento che mostri la vita anche come un luogo di “sfide” anziché di “minacce” o “problemi”.

Coltivare questa prospettiva ci aiuterà a mantenere uno stato mentale positivo e a gestire meglio le sfide che affrontiamo nel nostro cammino.

Scopri i miei percorsi di evoluzione e supporto alla gestione del benessere per la tua autorealizzazione e richiedi una prima consulenza cliccando proprio qui.

Se invece hai trovato utile questo articolo, lascia un segno di apprezzamento sul social dove l’hai intercettato e continua a seguirmi.

————————–

Dott. Davide Etzi

Psicologo, Psicoeconomista, Executive Coach e Terapeuta  [www.davideetzi.it]

Consulente in management e sviluppo delle Persone nelle Organizzazioni [www.humanev.com]

Milano, Piazza Belgioioso 2

Roma, Via Anastasio II, 80

Online: Google Meet Permament Room

Fissa un incontro on line per conoscerci  cliccando qui

Condividi questo articolo:

Articoli Recenti