Un’altra meravigliosa retorica da chiudere è quella del lavoro performante se sotto pressione.
Per come sono stati organizzati gli ambienti di lavoro nell’ultimo secolo è facile essere portati a credere che se non siamo capaci di lavorare sotto pressione, non siamo all’altezza del compito.
Non è così. È un errore.
Il lavoro dovrebbe essere, per la maggior parte, fonte di soddisfazione professionale e personale, non causa di stress e disagio.
Un ritmo frenetico di lavoro, in cui intraprendere un’inutile corsa contro il tempo, non è né sostenibile né auspicabile.
Lavorare perennemente sotto pressione influisce sulle nostre prestazioni cognitive ed emotive.
Gestire lo stress è una competenza, perchè le situazioni stressogene non sempre sono circoscritte all’ambiente professionale e alle attività lavorative, ma riguardano anche aspetti esistenziali che prescindono da questo.
Ma lavorare sotto stress non è una competenza, vuol dire solo lavorare male e mettere a rischio i risultati.
L’assurdità vuole che sono proprio gli annunci di lavoro a chiederlo esplicitamente.
Gli esseri umani hanno dei limiti, il carico cognitivo ha un limite, così come il carico emotivo.
Chi si occupa di salute mentale lo sa benissimo.
E non è un caso che i dipartimenti Risorse Umane sono stati rimpolpati per anni di ingegneri, economisti e giuristi, anzichè psicologi.
Ci sono due forme di stress:
la prima è l’eustress, che consiste in un’attivazione fisiologica e psichica che attuiamo in situazioni di emergenza e che ci consente di dare il meglio.
La seconda è il distress, una forma prolungata, acuta e costante, che comporta un disagio psico-fisico.
L’eustress, se prolungato si trasforma in distress.
Non è mai un tema di ore lavorate e di quantità, non solo, ma un tema di qualità e metodo.
Potresti lavorare anche solo 4 ore al giorno ma se sei inserito in un ambiente ad alto rischio psicosociale (basta un luogo di lavoro con ritmi stressanti e relazioni tese), la tua salute corre il rischio di essere compromessa.
Da una parte, il tuo corpo va incontro ad una sovrapproduzione di ormoni dello stress, che innescano dei malfunzionamenti nel sistema cardiovascolare.
Dall’altra è quasi certo che avrai delle ripercussioni comportamentali con meccanismi di compensazione (cibo, alcool, droghe o dipendenze comportamentali ) o disturbi ossessivo-compulsivi, ormai diffusissimi.
Essere coinvolti in routine talvolta soffocanti sembra stia diventando il male del nostro secolo.
Urgente la ridefinizione dei nostri confini, l’intercettare veri bisogni e, soprattutto a rispettare i nostri limiti.
Prima che la nostra salute psicofisica possa esserne compromessa.
Ricorda soprattutto che, l’efficienza che ti è richiesta al lavoro potrebbe essere solo avidità mascherata da performance.
A favore di qualcun altro per risultati di cui non godrai MAI dei benefici.
Se senti i sintomi dello stress al lavoro, non esitare a farlo presente e a contattare un Professionista.
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Dott. Davide Etzi
Psicologo, Psicoeconomista, Executive Coach e Terapeuta [www.davideetzi.it]
Consulente in management e sviluppo delle Persone nelle Organizzazioni [www.humanev.com]
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