E finalmente è arrivato il lavoro dei tuoi sogni, qualcosa che hai sempre voluto fare, qualcosa che hai sempre pensato di poter fare e in una delle aziende a cui aspiravi.
Può anche succedere che non sia esattamente il lavoro dei tuoi sogni ma va comunque bene, ti gratifica, ti senti bene, hai sviluppato tante competenze ed hai un buon rapporto coi colleghi e buone relazioni organizzative.
Non ultimo, ti dà quella autonomia che hai sempre avuto come obiettivo, ti porta il cibo che desideri sulla tua tavola, ti permette la vacanza che probabilmente oggi ti stai godendo, e quei weekend all’estero che stai programmando per il prossimo autunno e la prossima primavera.
E quindi cosa c’è che non va?
Lasciami indovinare? Hai un capo difficile da gestire?
Avere un capo difficile vuol dire tante cose, le sfumature vanno dalla persona intrattabile e dispotica alla persona adorabile con cui stabilisci un rapporto idilliaco, ma che non vorrà mai lasciarti andare, mai lasciarti crescere, per paura di perdere una persona valida nella sua squadra.
In questo articolo vorrei offrirti un punto di vista generale su un aspetto che tocca le vite professionali di tantissime persone.
Prima di cominciare, però, lascia che mi presenti: sono Davide Etzi e sono uno Psicologo del lavoro e delle organizzazioni ed un Economista comportamentale. Lavoro con Persone, Gruppi e Organizzazioni nelle evoluzioni e nei processi di cambiamento, con particolare focus sullo sviluppo di competenze e potenziale, utilizzando le metodologie del coaching e della consulenza psicologica applicata ai contesti industriali e organizzativi.
Gestire un capo difficile
Una cosa che accomuna tutte le sfumature di cui prima, è che difficilmente quel capo deciderà di sua sponte di farti crescere e quindi tenderà a sfruttare tutto il tuo lavoro prendendosi la gran parte della ownership e dei meriti.
Di seguito ti riporto alcuni diversi scenari di vita reale in cui potresti trovarti e il modo migliore per affrontarli:
Situazione in cui sei ai primi passi della tua carriera
Sei un neolaureato, hai appena trovato un lavoro. Sei eccitato perché non solo stai compiendo i tuoi primi passi verso l’autorealizzazione, ma ti è stata finalmente concessa un’opportunità nel mondo del lavoro reale, dove puoi mettere in pratica la maggior parte di ciò che hai imparato.
Di solito nel primo periodo di lavoro, quello che ottieni è svolgere i compiti che tutti gli altri sono troppo occupati per svolgere, archiviazione e immissione di dati ecc. Per un po’ svolgi questo lavoro in modo conforme, fino a quando col passare del tempo diventa ripetitivo e a scarso valore aggiunto.
Cominci chiederti il motivo esatto per cui sei stato assunto, e perché il tuo capo non ti sta dando un lavoro più impegnativo e con quella responsabilità che ti aiuterà a migliorare il tuo profilo professionale.
Passi le giornate tra e-mail, fogli excel e presentazioni di power point e nella migliore delle ipotesi impari a fare delle operazioni su SAP o altri sistemi informatici e gestionali.
La sensazione è quella di non avere un vero e proprio beneficio dal tuo lavoro, e che il tuo lavoro non stia realmente creando valore, né a Te, nè agli altri.
E quando arriva il momento di una promozione o di una candidatura ad una posizione che senti più vicina alle tue caratteristiche desiderate, non ti senti all’altezza per non aver maturato né le competenze, né l’esperienza lavorativa per poter offrire dei risultati concreti nella nuova posizione.
Cruda verità, di quella sensazione di frustrazione non importa niente a nessuno, anzi, la società spesso spinge a reprimerla e nasconderla a fronte di job title ad effetto wow su LinkedIn.
E proprio perché nel mondo reale a nessuno importerà della tua frustrazione è necessario andare a lavorare sulle tue personalissime leve che mettano in moto la proattività per trovare soluzioni su come affrontare la situazione.
I primi passi della tua crescita professionale
Ora che hai capito l’entità problema che potrebbe nascere se non troviamo schemi proattivi d’azione, è tempo di trovare una soluzione e una via d’uscita.
Il prossimo è quello di stabilire relazioni strategiche all’interno del tuo ambiente di lavoro.
L’enfasi qui è sulla strategia, cioè sulle relazioni con le persone che possono fare di più per te, allo stesso modo in cui tu potrai fare più per loro.
Tutte le persone con cui interagisci all’interno della tua azienda o del tuo luogo di lavoro sono di importanza fondamentale.
Imparare a gestire il potere formale proprio e altrui nei primi passi della carriera è fondamentale.
Uno dei punti più importante che passo nelle sessioni dei miei percorsi, è l’essere profondamente consapevoli di tutte le c.d. “organizzazioni ombra” all’interno della tua organizzazione.
Vi sono infatti tutta una serie di relazioni che si intessono a prescindere dall’organigramma e dalle posizioni gerarchiche che potresti essere molto sorpreso nello scoprire chi sarebbe in grado di tirarti fuori da un’impasse bloccante.
In questo nuovi ecosistemi di relazioni ombra, c’è sempre una bella notizia e una cattiva.
La bella notizia è che questa rete di persone potrà fare tantissimo per te, la cattiva è che non riuscirai a costruirla dall’oggi al domani e che dovrai dare ai tuoi colleghi un motivo continuo e costante per essere interessati a costruire quella relazione con te.
Far comprendere agli altri quanto sei autenticamente utile, offrendoti per assisterli e dare supporto nei progetti e dimostrandoti di essere una vera risorsa, sarà quindi il tui nuovo modo di agire, e se già lo stai facendo e vivi questa situazione, forse è il caso di potenziare ulteriormente le tue azioni.
In questo modo, quando gli altri parleranno della tua etica del lavoro, parleranno da un punto di vista informato, oggettivo e già esperito.
Situazione in cui il tuo capo non ti lascia andare perché sei troppo capace
Avere prestazioni superiori, essere davvero bravi. Croce e delizia della vita professionale.
Per alcuni, potrebbe essere la scala che ti spinge verso l’alto nel tuo percorso di carriera.
Sfortunatamente per altri, essere bravi nel loro lavoro è il motivo per cui si trovano ancora negli stessi posti.
Un bravo professionista non di rado diventa fonte di invidia e di minaccia da parte del suo diretto manager o supervisore, poiché potrebbe temere che le proprie carenze vengano smascherate.
È una situazione frequentissima che tutti noi vediamo accadere continuamente all’interno dei luoghi di lavoro.
Non è raro che alcuni manager o supervisori potrebbero trovare più utile tenerti nello stesso posto, poiché ti sei dimostrato in grado di gestire il carico di lavoro, in altre parole, rendendo loro la vita molto più facile considerando che non devono assumere o formare nuove persone.
Per questo motivo potresti ritrovarti ad essere trascurato quando si tratta di promozioni perché il tuo supervisore potrebbe non consigliarti mai, in modo da tenerti nello stesso posto.
Soluzione: avere il controllo della propria carriera
Il vero problema del un capo che trattiene un diretto collaboratore perché è troppo bravo è che una volta che ti renderai conto del motivo per cui non stai progredendo, potresti adottare un atteggiamento negativo nei confronti del tuo lavoro e ottenere via via prestazioni inferiori finendo con innescare un processo involutivo inconsapevole, dove sentirai di essere allineato alla posizione che ricopri, dimenticando totalmente le precedenti ambizioni e talvolta accantonando le competenze, e soprattutto il potenziale, che ti porterebbe a fare quel salto evolutivo professionale che ti renderebbe la persona che desideri diventare.
È chiaro che questa non è la soluzione migliore, poiché potresti trovarti nel tempo ad “invecchiare” sempre nello stesso posto, anziché fare delle esperienze professionali gratificanti, peggio ancora, gli altri attori organizzativi potrebbero pensare che non sei davvero capace nel tuo lavoro, e col tempo finiresti per crederci anche tu.
Ed è un peccato pensare che il tutto è solo frutto di un malinteso comportamentale e di scarsa capacità manageriale, tua e del tuo diretto manager.
Affrontare il proprio capo
Come gestire questa situazione?
In un unico modo: Affronta il tuo capo. Il mondo aziendale e professionale in genere è colmo di “non detti”.
Ci sono tante di quelle “conversazioni mancanti” che dedico a questo step un’intera giornata nel mio percorso.
Le normali connotazioni di un confronto sarebbero una conversazione emotiva seria, forte, autentica.
Tuttavia, questo non deve essere il caso del primo step. Se è la prima volta, fai una normale conversazione civile con il tuo manager e chiedi perché ancora ti trovi nella posizione organizzativa attuale e non nella posizione che pensi di meritare e alla quale tu ambisci.
Questo è utile perché invece di vedere le cose solo dalla tua prospettiva, ottieni la prospettiva del tuo capo. Imparerai le tue carenze e le tue aree di sviluppo e i modi in cui puoi lavorare per migliorarle.
Attenzione, potrebbe essere inizialmente frustrante perché potresti pensare di essere a un punto della tua carriera in cui tutto di te è perfetto, tuttavia a tuo vantaggio avrai che hai innescato quel processo di negoziazione dove le tue aree di lavoro e miglioramento saranno più chiare e condivise col tuo capo e con il dipartimento risorse umane che avrai accuratamente informato.
Situazione in cui ti trovi nella stessa posizione per molto tempo
Ti sei voltato un attimo e ti ritrovi a compiere il decimo, o il ventesimo anno nella stessa azienda, potresti vincere consecutivamente il premio per il servizio più e lungo incontrastato ogni anno, e forse sei tra coloro che è stato premiato in una convention aziendale sul palco di una sala congressi. Complimenti!
Sei nella stessa posizione da anni ed è un bel traguardo!
É probabile che tu non stia seguendo un percorso di carriera ben definito.
Questo può essere frustrante poiché potresti sentirti come se non fossi molto apprezzato nell’organizzazione, soprattutto se hai lavorato sodo, adempiuto alle tue responsabilità e raggiunto tutti i tuoi obiettivi dipartimentali.
Allora come fai a ottenere quella promozione per cui hai lavorato così duramente?
Soluzione: Chiedila!
Secondo un sondaggio di Accenture condotto nel 2021 su 3.400 dirigenti, il modo migliore è richiederlo.
Nel sondaggio hanno scoperto che solo il 37% aveva chiesto un aumento, una promozione o un cambio di lavoro, ma di coloro che hanno chiesto, il 65% ha affermato che ha aiutato.
Infatti, il 59% delle persone che hanno chiesto una promozione l’ha ottenuta.
Quindi, se ritieni che il tuo capo non abbia mostrato apprezzamento per i tuoi contributi, mostragli quanto hai contribuito, con informazioni e narrazioni basate rigorosamente su fatti
Chiedere, negoziare, attivare un ciclo di coordinamento delle azioni per arrivare ad ottenere un aumento retributivo, un passaggio di livello, una crescita professionale per intraprendere il percorso per ottenere posizioni dirigeniziali è una competenza che si acquisisce con arte, saggezza e assertività.
Voglio condividere qui il primo ed importante step e rimandare gli altri ad altri articoli o direttamente al mio percorso, se deciderai di lavorare con me al tuo obiettivo di sviluppo professionale.
Prepara il tuo portfolio di risultati
Se il tuo capo non riesce ancora a vedere il tuo valore e non ci sono spazi per andare a negoziare una promozione o un passaggio di carriera opportunamente ben richiesto e strutturato, potrebbe essere il momento di lasciare l’organizzazione.
Chiedi lo spostamento in altra unità organizzativa o esci dall’organizzazione
La dura realtà è che non tutti possono vedere le cose dal tuo punto di vista.
Non tutti possono vedere quanto tu sia un bene prezioso per l’organizzazione.
La decisione può essere difficile da prendere, ma la cosa migliore potrebbe essere quella di cambiare aria, non prima di aver attivato tutte le leve necessarie del ciclo di coordinazione delle azioni che insegno nei miei percorsi.
Ma se ti accorgi che il lavoro che fai non viene apprezzato in linea con le tue aspettative, allora cerca il contesto che lo farà.
Creati degli alleati
Il modo migliore per prendere in mano la nostra vita sarebbe quello di essere onesti con noi stessi e accettare che la nostra carriera non è dove dovrebbe essere, e consapevolizzare che la carriera non è solo quell’ascesa verticale costernata di successi, promozioni, prestigio e denaro, ma quel percorso di vita che tra alti e bassi ci restituisce gratificazione e senso.
E se questi due ultimi elementi mancano nella tua vita, è forse necessario approfondire meglio con una consulenza professionale con un figura che potrà essere un tuo prezioso alleato nel percorso del conseguimento dei tuoi obiettivi.
Se desideri scoprire meglio i temi della psicologia del lavoro e dell’executive coaching, scopri i miei percorsi di supporto e sostegno alla gestione della tua evoluzione professionale e richiedi una prima consulenza cliccando proprio qui.
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Dott. Davide Etzi
Psicologo, Psicoeconomista, Executive Coach e Terapeuta [www.davideetzi.it]
Consulente in management e sviluppo delle Persone nelle Organizzazioni [www.humanev.com]
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